Il nonno Gaetano di Franca Milani
RACCONTARE L’EUROPA - Roma
Il nonno Gaetano
di Franca Milani
Sono nata a Ferrara, una piccola città della bassa padana, nel 1937. Gli inverni della mia infanzia erano molto freddi e nevosi. Almeno una volta l’anno restavo a casa da scuola quindici giorni con una bella bronchite. I medici mi curavano con impiastri, con sciroppi abbastanza disgustosi e tenendomi a letto. Per farmi passare il tempo mia madre mi dava un grosso album di fotografie di famiglia ed una scatola piena dei miei oggetti più preziosi, tra i quali una decina di medaglie che mio nonno, all’inizio del ‘900, aveva ricevuto in premio per gli abiti che presentava a Londra in un’esposizione.
Non avevo mai conosciuto il nonno Gaetano, morto un anno prima che io nascessi, ma sapevo che faceva il sarto da uomo e che la sua sartoria era molto rinomata a Ferrara. Andava a Londra quasi ogni anno per acquistare i famosi tessuti di lana inglese con cui venivano confezionati abiti o cappotti su misura per i suoi clienti. Il nome di quella città leggendaria e la fotografia di mio nonno, seduto ben ritto in posa davanti al fotografo, elegantemente vestito con giacca e panciotto, pantaloni impeccabili ed un’appariscente cravatta, stimolavano la mia fantasia.
Ho ripensato a mio nonno, quando nel 1957 ho attraversato la frontiera italiana diretta a Londra per imparare la lingua. Era la prima volta che lasciavo l’Italia per un paese in gran parte piú sognato che conosciuto. Un viaggio avventuroso, durato una notte ed un giorno sui treni del primo dopoguerra. A Basilea di notte la mia carrozza subí un principio d’incendio e tutti i passeggeri furono trasferiti in un’altra carrozza. Cosí, seduta su uno strapuntino nel corridoio della carrozza vicina, arrivai finalmente a Calais. Il pungente odore delle sigarette Gauloise, appena entrati in Francia, la confusione all’imbarco sul traghetto della Manica, il mare agitato e la molta gente che si sentiva male, le valigie degli emigranti legate con lo spago, il controllo della valuta, l’interrogatorio del policeman all’arrivo a Folkestone, e poi le persone conosciute alla scuola di lingue … un professore di Coblenza, una segretaria di Colonia, un medico spagnolo, un’universitaria francese… sono ricordi indelebili del mio primo incontro con l’Europa.
Sono passati quasi 50 anni e, per mantenere la metafora del viaggio, si può dire che, se anche molto resta da fare, di strada ne ha percorsa la nostra generazione per far avvicinare i popoli ed i paesi dell’Europa.
Il nonno Gaetano
di Franca Milani
Sono nata a Ferrara, una piccola città della bassa padana, nel 1937. Gli inverni della mia infanzia erano molto freddi e nevosi. Almeno una volta l’anno restavo a casa da scuola quindici giorni con una bella bronchite. I medici mi curavano con impiastri, con sciroppi abbastanza disgustosi e tenendomi a letto. Per farmi passare il tempo mia madre mi dava un grosso album di fotografie di famiglia ed una scatola piena dei miei oggetti più preziosi, tra i quali una decina di medaglie che mio nonno, all’inizio del ‘900, aveva ricevuto in premio per gli abiti che presentava a Londra in un’esposizione.
Non avevo mai conosciuto il nonno Gaetano, morto un anno prima che io nascessi, ma sapevo che faceva il sarto da uomo e che la sua sartoria era molto rinomata a Ferrara. Andava a Londra quasi ogni anno per acquistare i famosi tessuti di lana inglese con cui venivano confezionati abiti o cappotti su misura per i suoi clienti. Il nome di quella città leggendaria e la fotografia di mio nonno, seduto ben ritto in posa davanti al fotografo, elegantemente vestito con giacca e panciotto, pantaloni impeccabili ed un’appariscente cravatta, stimolavano la mia fantasia.
Ho ripensato a mio nonno, quando nel 1957 ho attraversato la frontiera italiana diretta a Londra per imparare la lingua. Era la prima volta che lasciavo l’Italia per un paese in gran parte piú sognato che conosciuto. Un viaggio avventuroso, durato una notte ed un giorno sui treni del primo dopoguerra. A Basilea di notte la mia carrozza subí un principio d’incendio e tutti i passeggeri furono trasferiti in un’altra carrozza. Cosí, seduta su uno strapuntino nel corridoio della carrozza vicina, arrivai finalmente a Calais. Il pungente odore delle sigarette Gauloise, appena entrati in Francia, la confusione all’imbarco sul traghetto della Manica, il mare agitato e la molta gente che si sentiva male, le valigie degli emigranti legate con lo spago, il controllo della valuta, l’interrogatorio del policeman all’arrivo a Folkestone, e poi le persone conosciute alla scuola di lingue … un professore di Coblenza, una segretaria di Colonia, un medico spagnolo, un’universitaria francese… sono ricordi indelebili del mio primo incontro con l’Europa.
Sono passati quasi 50 anni e, per mantenere la metafora del viaggio, si può dire che, se anche molto resta da fare, di strada ne ha percorsa la nostra generazione per far avvicinare i popoli ed i paesi dell’Europa.
renata caratelli - 23. May, 11:37