Intervista con Barbara Stanek, il 3 aprile a Wieliczka (Polonia) – Traduzione di Vera De Amicis.

1) Quando hai pensato per la prima volta all’Europa, quali pensieri ti sono venuti in mente?

Fu nella mia giovinezza. Pensavo che l’Europa fosse là dove gli uomini vivono senza confini, sono liberi, possono incontrarsi tutte le volte che vogliono.

2) Che cosa significa ora per te l’Europa?

L’Europa per me significa che è facile andare da un Paese all’altro, incontrare gente, divertirsi. Non ci sono più confini tra l’Europa orientale e quella occidentale.

3) L’Unione Europea significa Europa economica e politica. Lo trovi sensato?

Questa Unione non è ancora perfetta. Più avanti però ci sarà una economia, una politica. Anche gli scambi reciproci di conoscenze scientifiche potrebbe giocare un grosso ruolo. Per il momento ci sono ancora problemi. Ogni popolo ha il proprio modo di pensare, le proprie abitudini, la propria mentalità. Fino ad ora le persone pensavano sempre solo al proprio Paese. Ora devono pensare a vedere la totalità.

4) Che cosa è cambiato per te personalmente con questa Unione?

Sì, certo, prima quando volevo viaggiare in Europa, dovevo andare al consolato, all’ambasciata per chiedere un visto. Inoltre avevo sempre bisogno del consenso delle mie autorità, quindi di quelle polacche. Ora è anche molto più facile viaggiare soprattutto per i giovani. Le possibilità di venire in contatto l’uno con l’altro sono diventate più numerose.

5) Quali problemi vedi?

Avrei paura di una egemonia dei Paesi economicamente più forti, come Francia, Germania e Italia. Questi Paesi potrebbero prevalere su quelli economicamente più deboli, imporre le proprie volontà, dettare condizioni economiche, il che invece andrebbe a svantaggio dei Paesi più deboli. Certo ora siamo ancora alla prima tappa dell’Unione, abbiamo da lottare con la diversità dei Paesi. Tuttavia, per i nuovi paesi più deboli c’è la possibilità di svilupparsi, poiché tutti mirano allo stesso scopo. Non trovo bello (invece) quando si dice che i nuovi Paesi volevano solo dividersi una bella fetta della torta europea.

6) Ti ricordi ancora del tuo primo incontro “europeo”?

Sì, fu in Francia, nel 1986. Allora vidi come la gente viveva là. Io abitavo in casa di polacchi che vivevano in Francia già da tempo. Mi ha impressionato soprattutto la libertà, non c’erano obblighi, non come nel Socialismo. Il tenore di vita poi era più alto che in Polonia.

7) Quali Paesi, che hai visitato, ti sono piaciuti di più e perché?

L’Italia. Il temperamento degli Italiani assomiglia molto a quello dei Polacchi. Ci si sente come a casa propria. Come noi polacchi, anche gli italiani sono molto attaccati all’arte, alla cultura e alla storia.

8) Secondo te, sarebbe un vantaggio se in Europa ci fosse un’unica lingua e quale altra ti piacerebbe imparare?

A mio parere sarebbe bello se si avesse una lingua per poter comunicare velocemente e diversamente su diversi aspetti. Per scambi di informazioni veloci ed anche per poter stringere facilmente amicizie reciproche. Ma in Europa ogni popolo ha la sua lingua, che naturalmente dovrebbe essere mantenuta. Tuttavia ci dovrebbe essere una lingua in cui tutti potessero comunicare. Per i contatti internazionali in politica ed economia potrebbe essere il russo o l’inglese. Io stessa vorrei forse imparare l’inglese o lo spagnolo, poiché queste lingue sono parlate da molte persone.

N.B. L’intervista è stata fatta in russo.


Interview mit Barbara Stanek, am 3. 4. in Wieliczka (Polen)

1. Wann hast du zum ersten Mal an Europa gedacht, welche Gedanken sind dir dabei in den Sinn gekommen?

Das war in meiner Jugend. Ich dachte, Europa ist da, wo die Menschen ohne Grenzen leben, frei sind, sich treffen können, wann immer sie wollen.

2. Was bedeutet jetzt Europa für dich?

Europa bedeutet für mich, dass es einfach ist, von einem Land ins andere zu fahren, Leute zu treffen, sich zu unterhalten. Es gibt eben keine Grenzen mehr zwischen Ost- und Westeuropa.

3. Die Europäische Union eint Europa wirtschaftlich und politisch. Findest du das sinnvoll?

Diese Einigung ist noch nicht perfekt. Doch später wird es eine Wirtschaft, eine Politik geben. Auch der wissenschaftliche Gedankenaustausch untereinander wird eine große Rolle spielen. Im Moment gibt es da noch Probleme. Jedes Volk hat seine eigene Denkweise, seine eigenen Gewohnheiten, seine eigene Mentalität. Bis jetzt dachten die Menschen immer nur an ihr eigenes Land. Jetzt müssen sie weiterdenken, die Gesamtheit sehen.

4. Was hat sich für dich persönlich durch diese Einigung verändert?

Na ja, wenn ich früher in Europa reisen wollte, musste ich zum Konsulat, zur Botschaft gehen, um ein Visum zu beantragen. Ich brauchte auch immer das Einverständnis meiner Behörden, also der polnischen Behörden. Jetzt ist es auch besonders für die Jugendlichen viel einfacher zu reisen. Die Möglichkeiten, miteinander in Kontakt zu kommen, sind vielfältiger geworden.

5. Welche Probleme siehst du?

Ich hätte Angst vor einer Vorherrschaft der wirtschaftlich stärkeren Länder wie Frankreich, Deutschland und Italien. Diese Länder könnten die wirtschaftlich schwächeren Länder bevormunden, ihnen ihren Willen aufzwingen, wirtschaftliche Bedingungen diktieren, was wiederum von Nachteil für die schwächeren Länder wäre. Wir sind ja jetzt noch in der ersten Etappe der Einigung, haben mit der Ungleichheit der Länder zu kämpfen. Doch es gibt die Möglichkeit für die schwächeren neuen Länder, sich zu entwickeln, weil ja alle an einem Strang ziehen. Nicht schön finde ich, wenn gesagt wird, die neuen Länder wollten sich nur ein schönes Stück vom europäischen Kuchen* rausschneiden.

6. Erinnerst du dich noch an deine erste „europäische“ Begegnung?

Ja, das war in Frankreich. 1986. Da sah ich, wie die Leute dort lebten. Ich wohnte bei Polen, die schon lange in Frankreich lebten. Besonders hat mich die Freiheit beeindruckt, es gab keine Zwänge, nicht so wie im Sozialismus. Der Lebensstandard war auch höher als in Polen.

7. Welche Länder Europas, die du besucht hast, gefielen dir am besten und warum?

Italien. Das Temperament der Italiener ähnelt sehr dem der Polen. Man fühlt sich da gleich heimisch. Wie wir Polen sind auch die Italiener sehr der Kunst, Kultur und Geschichte zugetan.




8. Was denkst du, wäre es von Vorteil, wenn es in Europa eine Sprache gäbe und welche würdest du gern noch lernen?

Es wäre meiner Meinung nach gut, wenn man eine Sprache hätte, um sich schnell und direkt über verschiedene Aspekte austauschen zu können. Zum schnellen Informationsaustausch und auch, um schnell miteinander Freundschaft schließen zu können. Aber in Europa hat jedes Volk seine eigene Sprache, die müsste natürlich beibehalten werden. Aber trotzdem müsste es eine Sprache geben, in der sich alle verständigen könnten. Für internationale Kontakte in Politik und Wirtschaft könnte das Russisch oder Englisch sein. Ich selbst würde vielleicht noch Englisch oder Spanisch lernen, weil diese Sprachen von vielen Menschen gesprochen werden.


Anmerkung:
Das Interview wurde auf Russisch geführt. Das Wort „Kuchen“ wurde auf Deutsch genannt.

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