LA PRIMA VOLTA CHE PROVAI IL SENTIMENTO EUROPEO

LA PRIMA VOLTA CHE PROVAI IL SENTIMENTO EUROPEO
Di Renata Caratelli - Roma

La mia prima volta, la prima volta che mi accorsi di essere una fondamentalista europea fu sicuramente nel 1955, quando avevo sedici anni. Per l’appunto nel 1955 babbo decise che fosse arrivata l’ora che conoscessi il mitico zio Remigio che era emigrato negli Stati Uniti con lui e mio nonno nel 1904. Nel 1915 zio Remigio non aveva voluto partecipare alla “sporca guerra”. Dichiarato disertore non mise più piede nella sua patria d’origine. Ma che sicurezza ci dava questo zio d’America che durante la seconda sporca guerra mondiale ci mandava i suoi pacchi! E che arie mi davo con le mie compagnette per i miei stivaletti americani e per quelle mutandine di nylon rosa con il pizzo!Dunque nel 1955 feci il mio primo grande viaggio nella favolosa terra delle scatolette e di un enorme tacchino congelato ripieno di carne e di ovette di quaglia, le prime viste in vita mia, comprato a borsa nera da un qualche soldato americano. Era insapore, me nel giorno del Natale 1945 rappresentò l’abbondanza della festa, la gloriosa uscita dalle privazioni ed è tutt’ora impresso nel mio cuore come il vero affettuoso simbolo degli Stati Uniti. Ad Atlantic City trascorsi due settimane vorticose di scatolette, grigliate e tante bandiere a stelle e strisce usate persino come tovaglie e asciugamani. Conoscemmo una folla di italo-americani e i due nipoti della moglie americana di mio zio che desideravano tanto sposare un’ italiana…Loro erano ingegneri, ma caddero dalle nuvole quando chiamai “Pi greco” il coefficiente 3’14. Talete, chi era costui? Mai esprimere giudizi che sembrassero di politica: si poteva solo parlare degli emendamenti della Costituzione americana. Ma il momento in cui mi sentii indissolubilmente legata al vecchio mondo fu quando John, guardando allibito una fotografia del Palatino, esclamò: “Povera Italia, ancora tante rovine! Dobbiamo mandare più soldi per ricostruirla!”. Sono passati tanti anni da allora. Le onde della vita mi hanno trascinato qua e là, anche lontano dall’Europa, e ora, man mano che l’età mi invade, mi lascio cullare nel mare della “mondializzazione sì, globalizzazione no”… Oggi per me più del sentimento verso tutti i paesi dell’Europa è importante la consapevolezza politica dell’appartenenza all’Unione Europea, una comunità che potrà pesare positivamente sulla qualità della vita dei propri cittadini e su quella dell’umanità e penso soprattutto al terzo mondo.

Chi vuole ricevere la versione integrale di questo testo
mandi una mail a renata.caratelli@libero.it

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